Ecuador, un piccolo Paese, Garcia Moreno, un gigante

Fra le pagine più gloriose del cattolicesimo latinoamericano si trovano le diverse consacrazioni nazionali al Sacro Cuore di Gesù. Vediamo qui di seguito il ruolo svolto dal loro pioniere, il Presidente ecuadoriano Gabriel García Moreno.

L’Ecuador è una nazione piccola, abbastanza povera persino nel contesto latinoamericano, anche se di notevoli bellezze naturali con i suoi altissimi vulcani innevati e una varietà stupefacente di flora. Pur tuttavia l’Ecuador fu la culla della più grande figura cattolica del continente nel secolo XIX.

Dall’evangelizzazione all’illuminismo

Di Gabriel García Moreno (1821-1875) la storiografia in Italia non è vasta. E in parte risente di uno spirito diffamatorio e calunnioso nei suoi confronti. Lo statista ecuadoriano fu, infatti, un segno di contraddizione e una pietra d’inciampo. E questo suo dividere i pareri non dovrebbe scandalizzare chi è nella sequela del Vangelo di Gesù Cristo.

Mentre le classi dirigenti delle giovani repubbliche iberoamericane nell’Ottocento, sempre più affascinate dall’illuminismo di matrice francese, si allontanavano via via dal retaggio cattolico lasciato dall’evangelizzazione spagnola, emergeva la figura di questo personaggio singolarissimo. García Moreno, pur essendo un grande artefice dello sviluppo materiale e sociale del suo popolo, che al suo tempo raggiunse vette oggi impensabili, non nascondeva la sua fede cristiana e cattolica. Anzi, egli voleva che quella fede, che sapeva essere molto profonda nel cuore dei suoi concittadini, divenisse sempre più la torcia che illumina la nazione.

Inevitabilmente si creò feroci nemici fra le logge massoniche latinoamericane, tanto minoritarie quanto potenti e astute. Esse accusarono García Moreno di voler impiantare la “teocrazia”.

Consacrazione dell’Ecuador al sacro Cuore

La sua azione spirituale e morale culminante fu, nel 1873, in pieno accordo con l’episcopato nazionale e con entrambe le camere legislative, l’atto di Consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù, proposta dal sacerdote gesuita Manuel Proaño, responsabile nazionale dell’allora prospero movimento dell’Apostolato della Preghiera.

García Moreno rispose a Padre Proaño:

«Non si può concepire una idea più plausibile e conforme ai desideri che mi animano di promuovere la prosperità e ventura del Paese il cui governo mi ha affidato la Divina Provvidenza, dandogli così una base per la più alta perfezione morale e spirituale a cui ci chiama la pratica professione di cattolicesimo. Riconosco la fede del popolo ecuadoriano ed essa mi impone di conservare intatto il suo deposito, persino a costo della mia vita…».

Lo scopo soprannaturale dell’iniziativa era chiaro: instaurare un nuova economia di grazie fra Cristo e la nazione ecuadoriana per portarla ai vertici morali. L’atto, che voleva anche riparare in una certa misura la mancata consacrazione della Francia al Cuore di Gesù, chiesta da Nostro Signore a Luigi XIV per mezzo di santa Margherita Maria Alacocque, fu poi imitato da diversi altri Paesi latinoamericani e infine dalla stessa Spagna.

La conversione a Parigi

Vediamo brevemente la vita di Gabriel García Moreno e il suo percorso di uomo pubblico. Egli era nato nel 1821, figlio di un agiato commerciante spagnolo e di una signora della vecchia società coloniale ecuadoriana. Giovane ancora si trasferì dalla sua città natale Guayaquil, sulla riviera del Pacifico, all’altipiano andino. Nella capitale, Quito, dove era cresciuta una delle più importanti scuole architettoniche e artistiche dell’impero spagnolo in America, finì gli studi di giurisprudenza.

Appena laureato, si dedicò subito all’attività giornalistica, fondando alcune testate di maggiore o minore successo. In breve tempo raggiunse le prime cariche politiche che lo resero sempre più noto. Diede inizio nell’anno 1850 a una assidua frequentazione dell’Europa. Amava trattenersi specialmente nella città di Parigi, dove studiò Chimica e Geologia. Il suo grande desiderio era di trarre profitto a beneficio del suo popolo dei grandi avanzamenti della cultura e della civiltà europea, che ammira profondamente.

In uno di questi soggiorni a Parigi un suo compagno di viaggio gli chiese ironicamente perché difendeva di continuo la Chiesa Cattolica, se poi non sempre viveva in piena conformità con i suoi precetti. Egli rispose:

“Ciò che hai detto è vero finora, ma non lo sarà mai più”.

Infatti, da quel momento, con una tenacia formidabile tirò diritto su una strada di stupefacente coerenza, battagliando contro quello che egli riteneva la “malattia endemica del secolo”, cioè “la debolezza del carattere”.

Un brillante percorso politico

Sindaco di Quito, senatore e rettore dell’Università, ad un certo punto venne esiliato dal caudillo di turno. Ed era all’estero quando il parlamento, sollevatosi contro il generale, lo invita a far parte di un triunvirato per guidare la nazione. Ma dovrà rientrare in patria con le armi in pugno, sconfiggendo un altro militare che a Guayaquil voleva sbarrargli la strada.

Nel 1861 è proclamato Presidente costituzionale dell’Ecuador e un anno dopo firma un concordato con Pio IX. Concluso un primo mandato e dopo qualche incarico pubblico nel periodo d’interregno, tornò al potere nel 1869. Il 6 agosto 1875, quando era stato dappoco eletto per il terzo mandato, viene assassinato nell’atrio del Palazzo di Governo. Poco prima aveva assistito alla Messa e si era comunicato nella chiesa dei padri domenicani.

Nonostante le voci che già circolavano insistentemente di un complotto per assassinarlo, fece tutto il tragitto a piedi, senza scorta, dalla Chiesa al palazzo. Interrompe persino serenamente il percorso per recarsi un momento nella cattedrale antistante ad adorare il Santissimo Sacramento. All’uscita gli tesero l’agguato. I suoi assassini gridavano come ossessi mentre lo finivano a spari e colpi di machete: “Muore gesuita! Muore gesuita!”, ed egli rispose con le sue ultime forze:

«Dio non muore!».

La sua tempra d’acciaio lo mantenne in vita ancora mezz’ora, mentre una folla commossa lo portava ai piedi dell’Addolorata, nella navata della cattedrale di Quito. Giunta la notizia a Roma, Pio IX pianse amaramente il figlio devoto della Chiesa, unico statista assieme al Principe del Lichstentein a dimostrargli piena solidarietà al momento della presa dell’Urbe nel 1870.

Gabriel García Moreno era un oscurantista?

Nei quasi quindici anni che Gabriel García Moreno è stato protagonista assoluto dell’Ecuador, egli lo ha praticamente rifatto daccapo, un’impresa resasi necessaria per via dei disastri combinati da politici e caudillos corrotti. Risanò l’economia, costruì la prima linea ferroviaria e la prima strada per collegare la costa all’altopiano; fondò dappertutto centri di insegnamento ad ogni livello.

Per esempio, creò la prima scuola Politecnica che comprendeva tutte le carriere scientifiche dall’ingegneria alla medicina, il primo osservatorio astronomico e la prima scuola per formare artisti ed artigiani, nonché il primo conservatorio di Musica. Tutto questo fu fatto a pieno beneficio dei ceti medio-bassi e delle popolazioni contadine trasferitesi nelle città, genti fra la quale egli godeva di una immensa popolarità. Assieme a queste realizzazioni si annoverano una grande scuola per alfabetizzare gli indigeni e insegnare loro diversi mestieri (essi erano in genere stati trascurati dalle giovani repubbliche). Fondò anche le prime scuole per le donne e i primi orfanotrofi, ecc.

A questo fine portò fior di educatori europei, soprattutto membri di ordini religiosi maschili e femminili. Fra questi c’erano alcune vittime della Kulturkampf di Bismarck, fatto che fece andare sulle tutte le furie il Cancelliere di ferro. Del resto, quello che le combriccole anticlericali e massoniche non gli perdonavano era la sua professione pubblica di cattolicesimo. Riguardo all’atto di Consacrazione al Cuore di Gesù, afferma Guido Vignelli nel suo libro Il Sacro Cuore – Salvezza della famiglia e della società (Luci sull’Est 2004), «al Portogallo spetta il privilegio di essere la prima nazione a consacrarsi il 6 luglio 1779», ad opera della Regina Maria di Braganza, ma fu la consacrazione del lontano Ecuador che riscosse una ripercussione mondiale e diede inizio a una serie di manifestazioni analoghe.

«Egli [García Moreno] convinse l’arcivescovo di Quito José Ignacio Checa, a convocare l’episcopato per fare una prima solenne consacrazione della nazione, che avvenne il 30 agosto 1873. Il successivo 30 agosto la sanzionò ufficialmente con un decreto governativo e poi, il 25 marzo 1874, nella cattedrale di Quito, in qualità di Capo di Stato, egli stesso pronunciò la consacrazione, proclamando l’Ecuador “Repubblica del Sacro Cuore”. Garcìa Moreno non voleva solo un atto formale e superficiale, ma spingeva il suo popolo a fare un salto di qualità, riparando alle proprie colpe passate e avviando lo Stato verso una riforma cristiana delle proprie istituzioni. Fu proprio per questo che la Massoneria ordinò di assassinare i promotori della Consacrazione».

Un altro “assassinio in cattedrale”

Infatti uno dietro l’altro caddero assassinati prima il Presidente e dopo l’Arcivescovo di Quito. Quest’ultimo fu ucciso in modo doppiamente sacrilego: avvelenando le specie eucaristiche da consumare in cattedrale il Venerdì Santo dell’anno 1877. Gli anticristiani avevano capito tutta la portata dell’atto di consacrazione al Cuore di Gesù e, dopo l’assassinio dei suoi due grandi protagonisti, fecero precipitare la Nazione in un buio periodo di persecuzione religiosa, che a tratti ricorda quella del Messico contro i cristeros.

Questa amara notte per il cattolicesimo ecuadoriano durò fino al 1906: in essa vennero sacrificati sacerdoti, religiose e laici; vescovi furono mandati in esilio; le profanazioni a templi e tabernacoli divennero correnti. Una pagina di cui si è parlato fin troppo poco, persino a livello di memoria ecclesiale.

Oggi l’Ecuador, grazie all’influsso dei suoi mirabili testimoni della fede, continua ad essere uno dei Paesi più fervidamente cattolici del continente. Il grande statista riposa nella cripta della cattedrale e il suo cuore, assieme a quello dell’arcivescovo Checa, è custodito onorificamente nell’immenso santuario neogotico in pietra dedicato al Sacro Cuore di Gesù che svetta nel centro della capitale.

Grazie alla tenace ricerca dello storico e diplomatico Francisco Salazar Alvarado, le restanti spoglie di Garcìa Moreno ora riposano nella cripta della cattedrale, dopo che esse, al fine di evitare imminenti profanazioni, furono nascoste in grande segreto per quasi un secolo in un monastero di clausura.

Questo testo di Juan Miguel Montes è stato tratto dal periodico Radici Cristiane.

(fonte: radioriomalibera.org)

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