Imagine: il più popolare inno anti-cristiano compie 50 anni!

John Lennon cinquant’anni fa immagina un mondo senza nessuna religione. In realtà, non potrà mai esistere un mondo senza religione, perché l’umanità è chiamata a scegliere fra quella vera e quella falsa. L’Anticristo, infatti, sarà il “profeta” di quella falsa. Il sostituirsi a Dio non è mai per annullare il divino. Ma per identificarlo nell’uomo.

di Pierluigi Pavone (11-02-2021)

Lui morì a causa della folle gloria ricercata da Mark Chapman, fan (secondo alcuni, deluso) di John Lennon e dei “suoi ideali”. Andò ben oltre gli stessi Beatles. E nessuno – ovviamente – sta qui a disquisire sul livello di rivoluzione musicale che seppero realizzare tra il 1960 e il 1965, registrando dischi su dichi, fino alla scelta di rinunciare ai tour dopo il 1967 e di fatto fino allo scioglimento nel 1970. Nessuno, almeno qui, è interessato ad approfondire l’influenza di Yoko Ono su Lennon o la sua responsabilità sulla fine stessa dei Beatles. In sé, possiamo tralasciare anche il pacifismo direttamente legato alla guerra in Vietnam (nota a tutti è la protesta al letto presso l’Hilton Hotel di Amsterdam), per quanto la situazione geopolitica e militare degli anni sessanta tra le presidenze Kennedy e Nixon non può essere certo trascurata o sottovalutata. Nel numero di dicembre 2020 di Airone c’è un bell’articolo di Fabio Dalmasso sulla figura di John Lennon.

Il punto è un altro: quel singolo del 1971 è un manifesto che esprime una sintesi perfetta di ciò che significa spirito anti-Occidentale e anti-Cristiano. E il paradosso è che solo nell’Occidente cristiano poteva essere creato ed espresso: non indica infatti valori solo alternativi, quanto una radicale opposizione all’ordine religioso, politico, culturale, economico e sociale dell’Europa, come forgiata nei secoli di Roma. Non prospetta una “invasione straniera”, ma un ribaltamento, un rovesciamento – essenzialmente religioso – di ciò che chiamiamo Occidente cristiano.

Prima di tutto il sognare: ciò che la Bibbia ha spesso considerato come luogo privilegiato per un messaggio angelico o una profezia – un “privilegio” che Freud ha poi inteso come surrogato di pulsioni inespresse e castrate razionalmente –, diventa in Lennon la vera speranza. Il non sperare con lui diventa automaticamente oscurantismo e meschinità guerrafondaia. Perché, cosa altro può essere in fondo il Cristianesimo e l’Occidente tutto – da misconoscere e di cui vergognarsi senza riserve – se non l’abisso della inimicizia? Non è forse menzogna la legge, l’ordine, il Logos, come già suggerito dal serpente?

Questa è la sfida: perché in verità l’effettiva perversione è proprio l’utopia, come l’inganno che sia necessario il male per comprendere il bene, l’odio per apprezzare l’amore. Non così il Dio di san Tommaso che è Verità e Bene per essenza. Non così l’universo di san Tommaso che è ordinato e buono. Senza che ci sia sostanza di male. La Metafisica occidentale è Determinazione. È Scienza di Tempo e Spazio. È realismo di essere e di essenza. È fango e spirito. È terra e spada. È Signore e famiglia.

Ma Lennon va anche oltre persino l’utopia classica. Perché l’utopia moderna si è quasi sempre mossa sul piano sociale o almeno a partire da quello. L’egualitarismo ideologico della indifferenziazione assoluta l’ha predicato in astratto (le isole senza tempo e spazio della letteratura) o riferendosi alla innocenza selvaggia, corrotta da famiglia e proprietà (Rousseau), o in chiave di rivoluzione politica marxisticamente pensata.

Lennon raggiunge il cuore, con una violenza ideologica mai vista: invita non tanto a credere alle sue opinioni, quanto a sognare con lui, a sperare con lui. Il mondo forgiato dal sogno della sua religione è fede, speranza e carità dei popoli tutti. Anzi degli uomini tutti, perché anche la determinazione dei popoli va abolita, fonte di divisione e guerra. E forse l’uomo stesso, nella sua identità ultima (come coerentemente si muove il gender).

Il sogno della pace annulla ogni distinzione: la proprietà, la tradizione, la terra per cui vivere o morire. To be as “one”. E non l’unità con Dio o di Dio, nelle Tre distinte Persone. L’Unità indifferenziata e illimitata dell’Uno-Tutto. La pace è data dall’immaginare above us only sky, senza peccato né giudizio. La pace è data perché there’s no heaven, no hell below us. (non c’è paradiso, nessun inferno sotto di noi, ndr)

Ogni identità è abolita. Ma non ogni spiritualità. Quel and no religion too (e anche nessuna religione, ndr) è il colpo di grazia. O meglio, sarebbe dire “dell’anti-Grazia”. E non a motivo di prospettare – davvero – un mondo senza religione. Neppure l’Anticristo annuncerà ciò. il sostituirsi a Dio non è mai per annullare il divino. Ma per identificarlo nell’uomo. Non a caso la questione è quel Paradiso che l’espiazione della Croce consente alle opere potenziali di ogni uomo di meritare. E il Paradiso esige – cattolicamente – non l’anonimato della interiorità mistica e nichilista, quanto il Giudizio. Questo è il vero Reset: il nulla del peccato e del Giudizio, perché l’uomo faccia del suo stesso nulla di identità l’abisso della pretesa divinità.

(Fonte: Il Blog di Sabino Paciolla)

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