Signora di tutti i Popoli, la ricostruzione fuorviante di Fernández

Il prefetto del DDF ricostruisce il caso delle presunte apparizioni di Amsterdam, oggi non riconosciute, parlando di un giudizio negativo definitivo fin dal 1956. Ma così non è.

di Ermes Dovico (22-05-2024)

Continua lo strano caso delle presunte apparizioni di Amsterdam (1945-1959), ad oggi non riconosciute, di cui si parla anche nell’ultimo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede (Ddf), dove il riferimento alle stesse è chiaro, sebbene non venga esplicitato il luogo.

Il cardinale Victor Manuel Fernández, nel motivare quello che è di fatto un depotenziamento dell’autorità dei singoli vescovi diocesani in materia di apparizioni, ne ha scritto nella presentazione delle nuove Norme del Dicastero per la Dottrina della Fede per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali (17 maggio 2024). Qui, il prefetto del DDF riassume la complessa vicenda del giudizio sulle presunte apparizioni occorse a Ida Peerdeman elencando, in modo preciso, una serie di date, dal 1956 al 2020, per dare conto di come in questo caso il giudizio si sia evoluto nel tempo, con un intricato “rimpallo” Amsterdam-Roma-Amsterdam.

Quello che invece non è preciso, al di là di qualche lacuna significativa nel medesimo riassunto, è il fatto che il cardinale argentino, nella presentazione delle Norme, scambi per due volte un giudizio di non constat de supernaturalitate – una formula formalmente negativa ma che mantiene, secondo una distinzione teologica, il beneficio del dubbio sui presunti fenomeni soprannaturali all’esame della Chiesa – con un giudizio negativo di netto rifiuto, ossia: constat de non supernaturalitate.

Nello specifico, ecco cosa scrive Fernández (grassetti nostri nella citazione, ndr): «Vale la pena ricordare un caso di presunte apparizioni degli anni ’50, dove il Vescovo ha dato, nell’anno 1956, una sentenza definitiva di “non soprannaturalità”. L’anno seguente l’allora Sant’Uffizio ha approvato i provvedimenti di quel Vescovo. Di seguito si chiese di nuovo l’approvazione di quella venerazione. Ma nel 1974 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede ha dichiarato, a riguardo delle medesime presunte apparizioni, un constat de non supernaturalitate[…]».

In realtà, nel 1956, monsignor Johannes Huibers, il primo vescovo di Haarlem a pronunciarsi sul caso della “Signora di tutti i Popoli” (come la Madonna si sarebbe presentata alla Peerdeman), non emanò «una sentenza definitiva di “non soprannaturalità”», come scrive l’attuale prefetto del Ddf, bensì espresse un giudizio, per così dire, sospensivo, in qualche modo a metà strada: da un lato, infatti, proibì la venerazione pubblica, ma dall’altro consentì la venerazione privata del titolo, dell’immagine e della preghiera della Signora di tutti i Popoli. Nel ‘56 – altro dato rilevante – le presunte apparizioni erano ancora in corso. E Roma stessa, nel ’57, confermò il provvedimento del vescovo, ma aggiungendo di non escludere di valutare nuove informazioni in futuro.

Poi, nel maggio 1974, dopo la riapertura del caso, giunse la famosa Notificazione della C in cui si legge che il vescovo di Haarlem, nel ‘56, dichiarava che «non constava della soprannaturalità delle apparizioni», formula associabile al più prudente non constat. Ed è di questo giudizio che lo stesso ex Sant’Uffizio, sempre in quella Notificazione, confermava la fondatezza.

Negli ultimi anni è emersa la notizia che la suddetta Notificazione sia stata preceduta dal benestare di Paolo VI (aprile 1974) al giudizio della stessa Cdf – benestare a lungo sconosciuto alla stessa Diocesi di Haarlem-Amsterdam (come ammesso a fine 2020) – ma in ogni caso nel documento del maggio 1974 è riportato e confermato un giudizio di non constat, che è diverso, come detto, dal constat de non.

Evidentemente, se questa distinzione esiste – almeno a livello teologico – ed è stata anche tenuta in conto in passato da autorità ecclesiastiche (sebbene nelle Norme del 1978 si faccia un rapido accenno solo a constat de supernaturalitate e a non constat de supernaturalitate), è perché le è stato riconosciuto un senso. Perciò, è bene che questo senso venga mantenuto, riportando i termini della questione nel modo più preciso possibile, specie in un documento ufficiale, come le nuove Norme firmate dal prefetto Fernández, che dichiara di voler favorire la prudenza nel giudizio su presunti fenomeni soprannaturali.

Invece, la ricostruzione fuorviante del cardinal Fernández riguardo alla definitività del giudizio negativo su Amsterdam finisce per screditare l’operato degli stessi vescovi che si sono succeduti alla guida della Diocesi di Haarlem, in ultimo di monsignor Joseph M. Punt, che nel 2002 si espresse a favore della soprannaturalità delle apparizioni. Quello che la sintesi di Fernández non dice è che a quel riconoscimento si arrivò anche alla luce di un dialogo tra la sede di Haarlem e Roma che non si interruppe dopo la Notificazione del 1974 – a conferma del fatto che non si trattava di un giudizio definitivo – e che anzi riprese vigore a partire dagli anni Ottanta, sotto l’allora prefetto della CDF, Joseph Ratzinger.

Va ricordato che il riconoscimento delle apparizioni nel 2002 fu fatto sotto la responsabilità del vescovo, ma da Roma non arrivò – per ben 18 anni – alcuna reprimenda su quel giudizio, almeno fino al 2020, quando si è adottato il “compromesso” tuttora ufficialmente vigente [compromesso che però lo stesso Fernández ha di fatto contestato nella conferenza stampa di presentazione delle Norme (vedi da 1:20:19) accennando ai pellegrinaggi alla Signora di tutti i Popoli come a «un vero problema»]: le apparizioni non sono riconosciute, né tantomeno i relativi messaggi; è consentita la venerazione pubblica del titolo, dell’immagine e della preghiera della Signora di tutti i Popoli (preghiera già modificata, in obbedienza a Roma, nel 2006).

Allo stesso tempo è doveroso ricordare che l’evoluzione positiva verso il riconoscimento di quelle presunte apparizioni fu determinata non solo da una serie di frutti spirituali legati alla devozione sorta ad Amsterdam, ma da un fatto preciso occorso nel frattempo dall’altra parte del mondo, in Giappone: il riconoscimento nel 1984, da parte del vescovo John Shojiro Ito, dell’autenticità della mariofania di Akita, dove – tra i vari prodigi avvenuti – ci fu anche una serie di lacrimazioni di una statua della Madonna, fatta sul modello dell’immagine della Signora di tutti i Popoli di Amsterdam. E, ancora, un angelo recitò insieme alla veggente di Akita, suor Agnese Sasagawa, la preghiera di Amsterdam.

(Fonte: La Nuova BQ)

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