Si deve sempre ubbidire ai propri superiori?

La risposta del più grande teologo di tutti i tempi, San Tommaso d’Aquino, è inequivocabile: No. Si è tenuti a disobbedire anche quando fosse comandato qualcosa di nocivo alla vita spirituale.

di Corrado Gnerre per il C3S (25-07-2021)

Cari pellegrini, l’obbedienza è una grande (anzi: grandissima) virtù. Ma bisogna stare attenti a non cadere nell’eccesso di metterla al di sopra della Verità, della Giustizia e della virtù della Religione, che è il dover dare a Dio ciò che gli è dovuto.

Pertanto chiediamoci: i sudditi sono tenuti ad ubbidire in tutto ai loro superiori? San Tommaso d’Aquino risponde negativamente.

I motivi per cui non si è tenuti ad ubbidire in tutto sono due:

Il primo: l’eventuale comando di un’autorità più grande, per esempio Dio.

Il secondo: l’eventualità che il superiore comandi all’inferiore delle cose illecite.

Si possono distinguere tre tipi di obbedienza:

Sufficiente per salvarsi: obbedire nelle cose d’obbligo.

Perfetta: obbedire in tutte le cose lecite.

Disordinata: obbedire nelle cose illecite.

Dunque, l’obbedienza non è cieca e incondizionata, ma ha dei limiti.

In caso di peccato, non solo mortale, ma anche veniale, non solo si ha il diritto, ma anche il dovere di disubbidire.

Si è tenuti a disobbedire anche quando fosse comandato qualcosa di nocivo alla vita spirituale.

Come si fa a sapere che ciò che viene comandato è illecito?

Lo fa capire una coscienza che sia però “retta”. Va tenuto presente che la coscienza retta non crea la norma, ma si sottomette alla legge morale, fondata su quella divina.

Dio obbliga di santificarci e quando la legge dovesse mettere a repentaglio la nostra santificazione, abbiamo il diritto e il dovere di opporci ad essa.

(Fonte: Il Cammino dei Tre Sentieri)

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